SEMPLICE, NON SEMPLICISTICO

PUBBLICATO IL 25 GENNAIO 2021 IN RIFLESSIONI

Semplificare è un’operazione spesso dovuta.

Si semplifica per rendere una formula o un’espressione matematica pulita, sobria, essenziale e più direttamente intelligibile; si semplifica la burocrazia per rendere meno tortuoso il disbrigo di pratiche di diritto. Si semplificano anche i concetti, ovvero li si sfronda del superfluo, di orpelli retorici che invece di svelare nascondono il significato. L’importante è che, alla fine, il semplificare, nel senso di togliere (ciò che osta, che è inutile, non funzionale), non si traduca in un banalizzare, nel senso di svuotamento e travisamento del significato stesso.

Alcune cose, alcuni fenomeni, però, hanno in sé una complessità inalienabile. La natura umana, la psiche umana sono fatti complessi, da sceverare sì – e ognuno lo farà con gli strumenti che ha appreso e per i bisogni che si è posto di soddisfare - ma non da banalizzare.

D'altronde semplice e complesso sono due concetti opposti per loro stessa definizione, poiché semplice è “ciò che è costituito di un solo elemento e non può risolversi perciò in ulteriori componenti”, mentre complesso è “ciò che risulta dall’unione di più parti o elementi”.

Gli stati di malessere, di disagio (psicopatologici o sociopatologici che siano) vanno approcciati con cautela e rispetto, perché sono fenomeni complessi, che si compongono del passato e del presente di una persona e di tutto il suo mondo interiore. La conquista del benessere è una strada da costruire con il coraggio del mettersi in discussione e di guardarsi dal di fuori, con severità e anche con indulgenza, ma senza banalizzare nessuno dei passaggi necessari per raggiungere la meta prefissata.

Alla larga dai falsi problemi, è vero; ma alla larga anche dalle false soluzioni, o miracolose che dir si voglia. Non esistono principi validi in assoluto, non esistono i decaloghi della guarigione mente-corpo che offrono soluzioni (le stesse) per tutti e alla portata di tutti. Ognuno di noi è un complesso, lasciate che lo ripeta, di emozioni, di vissuto, di paure e di desideri che non può essere ridotto ad una formula matematica semplice e univoca, ma va compreso nella sua perfetta individualità.

Per cui, mi fido sì della ricetta della torta ai mirtilli in 5 mosse, ma meno della tanto sbandierata ricetta dell’autostima in 5 punti.

 

 

Foto di copertina: www.pxhere.com