PARLARE DI EMOZIONI, SI PUÒ? SE ANCHE UN FILM ANIMATO LO FA…

PUBBLICATO IL 27 GIUGNO 2024 IN RIFLESSIONI

Parlare di emozioni: finalmente si può? Se un film animato come Inside out 2 ha sbancato i botteghini in pochi giorni vuol dire che il cambiamento è davvero in atto ed è irreversibile. Le emozioni non sono più un tabù, le emozioni fanno parte di noi, ci completano, ci identificano, ci raccontano: ognuna a suo modo, nel suo particolarissimo modo, che non è mai sbagliato in assoluto.

Ragazzi e genitori ugualmente desiderosi di farsi spiegare quel grumo di emozioni che agitano il cuore e la testa di un adolescente; una spiegazione, per una volta, semplice, che usa un potente mezzo di comunicazione - le immagini - e che si basa su un concetto forte, tempo addietro spiegato dal semiologo e linguista Roland Barthes: nominare è sempre fare esistere. È questo infatti il punto: anche le emozioni che un tempo apparivano incomprensibili, se chiamate per nome, con il loro nome, assumono un’identità, un confine di azione e non sono più inafferrabili, non sono più “ingestibili”.

La svolta che possiamo leggere nel successo di questo film di animazione è che sentimenti come l’ansia, la noia, l’invidia, l’imbarazzo si prendono il loro spazio emancipandosi dalla categoria “emozioni sbagliate” e diventano quasi familiari se comprese nel complesso reticolo di sentimenti che compongono l’animo umano, come nel caso della storia di Riley, la protagonista del film. Ansia e desiderio di piacere, paura del futuro e di non essere all’altezza delle aspettative dei suoi compagni di squadra: sono questi i sentimenti che prova Riley e che proviamo tutti noi nelle nostre vite, ogni giorno.

E non c’è nulla di sbagliato, se non il tentativo di soffocare e nascondere queste emozioni. Sono parte di noi, le dobbiamo accogliere, se possibile comprendere, se non è possibile parlarne con qualcuno di cui ci fidiamo e allora sì che andrà tutto bene.

 

Immagine di copertina Pagina Facebook DisneyIT