C’è stato un periodo (leggi: pandemia) in cui tutti ne parlavano. Parola abusata, talvolta fraintesa, spesso distorta, la resilienza sembrava essere un istinto di base e, contemporaneamente, un atteggiamento alla moda: c’era chi lo interpretava come una forma di resistenza al momento difficile che stavamo attraversando e chi lo intendeva come la capacità di ridimensionare il dramma mondiale. A onor del vero, però, molti ne hanno percepito la spinta creatrice, scoprendo e riscoprendo passioni e hobby accantonate in gioventù; il risultato sono stati libri (moltissimi), canzoni, dipinti e altre originali opere di arte e artigianato scaturite dalla fantasia umana. Milioni di luci accese nel buio della pandemia.
Ma dove sono finite ora tutte quelle buone intenzioni?
Giacché abbiamo avuto la sfortuna/fortuna di scoprirci resilienti, perché dimenticarsene ora che il peggio sembra alle spalle e che le nostre vite sono tornate alla normalità? Perché non continuare a vivere con questo “super potere” che ci rende capaci di tirare fuori il buono alche dalle situazioni più difficili?
Ogni giorno, in ogni situazione, può rendersi necessaria la resilienza e sapere attingere a questa risorsa interna può tenerci lontani da depressione e ansia e mantenere quel livello base di serenità indispensabile al nostro benessere psicofisico. Alleniamoci, anche nelle piccole difficoltà, a mantenere viva e forte questa capacità e trasformiamola in azioni concrete che le diano forma e sostanza, come già sappiamo di poter fare. Allora niente potrà davvero fermare il nostro cammino verso la felicità.